CHE COS’È UNA DISCRIMINAZIONE?
È la disparità di trattamento rispetto a dei principi di uguaglianza, motivata esclusivamente da una di queste condizioni: nazionalità, sesso, colore della pelle, ascendenza od origine nazionale, etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale o identità di genere, e ogni altra condizione personale e sociale.
Tra i diritti inviolabili dell’uomo rientrano il rispetto delle scelte in campo sessuale, il riconoscimento di pari dignità sociale e la tutela dell’individuo in tutte le sue forme.
QUALI SONO LE FONTI NORMATIVE?
- art. 2 Cost. sancisce il libero sviluppo della persona
- art. 3 Cost. proclama la pari dignità sociale e l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica, condizione personale e sociale.
- art. 37 Cost. vieta qualsiasi discriminazione basata su razza o origine etnica
- art. 26 Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (d.lgs. n. 198/2006) considera come discriminazioni tutti quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale che hanno lo scopo di violare la dignità di una persona e aventi lo scopo di creare un ambiente umiliante, offensivo e intimidatorio.
- Art. 4 Codice della privacy (d.lgs. 196/2003) che definisce l’orientamento sessuale un dato “personalissimo” che non può essere divulgato o trattato.
QUAL È IL RUOLO DEL DATORE DI LAVORO?
Il datore di lavoro deve garantire la salute psicofisica dei dipendenti, anzi ne è responsabile. Pertanto, se non adottasse delle soluzioni per risolvere il problema, potrebbe essere accusato di inadempimento.
QUALI STRUMENTI DI DIFESA HA IL DIPENDENTE OGGETTO DI OFFESE?
Il soggetto offeso ha la possibilità di intraprendere azioni legali sia in sede civile che in sede penale. Il consiglio, pertanto, è quello di informare l’azienda su quanto sta accadendo.
COSA RISCHIA IL RESPONSABILE DELLE CONDOTTE DISCRIMINATORIE?
Nei casi più gravi il responsabile potrebbe anche subire un procedimento disciplinare e venire licenziato come stabilito, dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza del 9 Marzo 2023 n. 7029 che ha sancito la legittimità del licenziamento per giusta causa di un lavoratore che nei confronti di una collega, recentemente madre di due gemelli, ha pronunciato, nel contesto lavorativo, frasi sconvenienti ed offensive ad alta voce quali: “ma perché sei uscita incinta pure tu? …ma perché non sei lesbica tu? …”
Alla luce della predetta sentenza, nessuno dovrebbe mai sentirsi minacciato o discriminato sul posto di lavoro per la propria scelta di orientamento sessuale.
Il rispetto reciproco deve essere la norma in ogni contesto lavorativo.
E tu, hai mai sentito usare sul lavoro un linguaggio denigratorio da parte di colleghi/e o nei sei stato vittima?